Ma perfetto, poi, è per forza bello?
Noi, saremo all’antica, ad un vino perfetto senza sentimento, frutto di calcoli precisi e grande tecnologia, preferiamo l’imperfezione di un annata, la particolarità di una vendemmia, la scelta di quel viticoltore di farlo così e non “cosà”, la sperimentazione al di là delle regole scritte nei libri.
Bere un vino, lo diciamo sempre, è anche scegliere il racconto di chi lo produce.
E se perfetto biochimicamente deve significare robotico, noi preferiamo l’imperfetto con tutta la sua umanità.
“Il più buono di sempre”, ma anche no.
fonte: https://www.lastampa.it/2016/02/29/edizioni/alessandria/nasce-il-robot-che-sa-realizzare-il-vino-perfetto-BPoi28Ana3zxoNX5P50pqK/pagina.html
(foto Albino Neri)